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Le stampanti 3 D che stampano cibo

Ma la pizza per favore no!

 

Stampanti che stampano pizza, stampanti che stampano pasta, o magari biscotti.

Già realtà, sebbene non diffuse.

 

print_food.top.jpgPartiamo da Foodini, un prototipo sviluppato da Natural Machines, start up di Barcellona che cerca di applicare alcune tecnologie al cibo. Con Foodini i tecnici sono riusciti a stampare in 3D una pizza (la sfida più difficile fra i cibi da stampare, secondo l’azienda). Questa macchina sarebbe in grado non solo di modellare la pasta a forma di disco, ma di applicare uno strato uniforme di salsa di pomodoro. La stampante, in modo seriale, crea la pizza partendo da un “getto d’inchiostro alimentare”: una siringa, riga dopo riga, stampa strati di pasta e pomodoro.  Ingegnoso, certo, ma è ovvio che da esperti in materia potremmo aggiungere (o meglio obbiettare) che una buona pizza non andrebbe fatta così: tutta la pratica della manualità che c’è dietro la stesura di una pallina di pizza ha una funzione, serve ad ossigenare l’impasto e a dare diverse livellature al disco (centro e cornicione).Tuttavia, va ammesso, la stampante è un interessante esperimento; l’intenzione dei progettisti è portare la tecnologia della stampa alimentare in 3D nelle case o nei locali, ma a noi sembra poco spendibile in questo senso (almeno per ora e forse per fortuna). E poi no, proprio no, questa “sac a poche” informatizzata non ci sembra il massimo per la pizza, forse può andar bene per i biscotti, ma qui potrebbe storcere il naso qualche pasticcere. La pizza, comunque, è solo uno dei tanti cibi già “stampati”: la società ha realizzato ravioli, hamburger, panini, biscotti e gnocchi. Anche l’americana Computational Synthesis Lab della Cornell University ha sviluppato unabloglive_7cf2db5ec261a0fa27a502d3196a6f60.jpg stampante alimentare 3D, FabApp, che dovrebbe permettere agli utenti di scaricare ricette e “mandare in stampa” diversi alimenti (anche decorazioni di cioccolata o un panettone). Le stampanti alimentari sono interesse anche della NASA, la quale ha investito un ingente budget per studiare la produzione di cibo nella spazio. Ma ritornando sul pianeta Terra, per la precisione in Italia, va detto che ad interessarsi di stampanti 3D è anche Barilla. La azienda ha investito in ricerca collaborando con la società olandese di Eindhoven, TNO. La stampanti 3D stampano la pasta, qualsiasi formato, anche di grande fantasia. Anche qui c’è l’idea che le stampanti 3D possano essere utili direttamente nei ristoranti per un’offerta personalizzata: il cliente sceglie, la stampante stampa il maccherone su misura, magari a cuore nella giornata di San Valentino, tanto per dirne una. Alcune prove sono state già fatte nei ristoranti a marchio Barilla (come quello di New York City) e nei ristoranti che si riforniscono di pasta Barilla nel mondo. Barilla così vuol stupire i clienti, creando formati ad hoc, creativi e sorprendenti, lontani dagli standard. Staremo a vedere se l’operazione riuscirà. Ma la pizza, per favore, lasciamola fare alle mani degli artigiani.

È già lotta dura contro il mattarello. Figuriamoci adesso se dobbiamo fare pollice verso anche contro le siringhe elettroniche!


15/01/2014

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